
«Il testo che avete tra le mani è stato pubblicato nei primi anni Cinquanta del Novecento. A quell’epoca l’autore, Giovanni Papini, era un anziano scrittore, appesantito da una conversione che rendeva la sua prosa piuttosto didattica e polverosa: quanto di più lontano da questo pamphlet ironico, frizzante, pieno di buon umore. Possibile quindi immaginare che fosse stato scritto molti anni prima, magari ai tempi della Prima guerra mondiale, quando Papini era futurista arrabbiato. Tanto non c’era una riga da cambiare: gli italiani del secondo dopoguerra leggevano pochissimo, esattamente come i loro predecessori. Mutavano i tempi, i governi, perfino la forma dello Stato, ma il rapporto della gran parte degli italiani con i libri e gli scrittori restava uguale: inesistente, o al più di grande diffidenza» (dalla Prefazione di Andrea Kerbaker).